domenica 17 dicembre 2006

UN MISTERO D’EGITTO.


Come fecero gli antichi egizi a trasportare da Assuan, i massi di granito, che servirono per la costruzione delle piramidi e dei templi?
Forse questa domanda, che continua ad avere delle risposte ipotetiche, non è formulata nella maniera corretta.
Risposte attendibili, possono arrivare solo se le domande sono plausibili ed attinenti al problema.
Io ho cercato di pormi altre domande, facendo delle considerazioni di carattere generale.
Domanda: Come poté svilupparsi una florida civiltà, in una striscia paludosa, percorsa da un fiume con lieve pendenza, in mezzo ad un deserto?
Risposta: Dragando il Nilo, portando a riva il limo, che divenne terreno fertile da coltivare, rendendo così navigabile il grande fiume.
Domanda: Come fecero? Visto che a questo quesito, non sa dare risposta neanche la moderna tecnologia? Infatti il limo accumulato in questo ultimo secolo nel lago Nasser continua ed essere un problema .
Pensare a tecnologie, oggi dimenticate o sconosciute, credo non ci possa aiutare a scoprire l’arcano.
Gli antichi, erano attenti osservatori della natura e profondi conoscitori delle sue forze; “forse più di quanto non lo siamo noi ora; confusi dall’utilizzo tecnologico dei macchinari, siamo più inclini a sfruttare che non ad utilizzare, le risorse naturali.”
Gli egizi avevano certamente compreso, che un masso di granito immerso nell’acqua, dimezzava il suo peso; mantenendo la sua consistenza e la sua capacità di spostare il fango.
Sapevano che le piene del Nilo erano cicliche e prevedevano i periodi delle grandi inondazioni.
Si accorsero pure che il grande fiume, nell’entrare nel loro territorio, passava tra le due grandi alture di Assuan.
Così gli uomini della conoscenza, idearono “ un semplice ma pratico progetto,” che sto immaginan-do di vedere nel passato e del quale ovviamente, non vi può rimanere traccia.
Grazie alle caratteristiche, di forte aumento di volume del legno saccomoro, una volta bagnato; il suo utilizzo tra le fessure rocciose, delle alture di Assuan permisero la produzione di grandi massi, che venivano depositati sulle rive del fiume, formando due specie di argini.
Il legname prodotto dalle foreste africane, serviva a costruire delle grandi chiatte; queste venivano poi legate tra di loro ed ai grandi massi, che così si trasformavano in due lunghe chiglie.
All’arrivo delle grandi piene, il fango s’incanalava tra le due grandi file di chiatte, che venivano unite, formando un cuneo.
Veniva così sfruttata, grande parte della forza della corrente, per far scendere lungo il Nilo, quella grande imbarcazione a punta, che con le sue due potenti chiglie,spostava il limo verso le rive, rendendole fertili e mantenendo poi navigabile il grande fiume.
All’arrivo nei pressi delle isole, le due ali venivano temporaneamente divise, per consentire il dragaggio dei due rami del grande corso d’acqua.
In corrispondenza di pianure, dove sorsero le città, le code della grande imbarcazione, venivano tagliate ed il cuneo veniva allargato.
I massi ed il relativo legname delle chiatte, andando alla deriva, veniva depositato naturalmente sulle rive: venne utilizzato successivamente per la costruzione delle città e dei templi.
Questa ipotesi semplicistica, potrebbe comunque spiegare, gli anni di abbondanza e di benessere; quelli delle carestie e delle invasioni di insetti o animali indesiderati, con le relative piaghe d’Egitto.
Forse riuscirebbe persino a dare logica spiegazione, anche ai racconti biblici di Giuseppe e Mosè;
“Ma no, forse è meglio, considerare questa mia ipotesi, come pura visione apparsa in sogno.”
Se invece fosse realtà; per far tornare fertili le rive del Nilo, basterebbe adottare quel “ semplice progetto” sostituendo i massi e le chiatte con mezzi dell’attuale tecnologia.

1 commento:

Unknown ha detto...

Silvano, sei un mito. Io non so come definirti meglio di così. Ti rinnovo tutta la mia stima nei tuoi confronti. Le tue tematiche, le tue storie, e le tue ipotesi sono sempre affascinanti. Un saluto da Christian.
KRIS.